giovedì 9 giugno 2016

PIANTE ALIMURGICHE



Vengono chiamate alimurgiche le piante spontanee che riescono a sfamare l'uomo in periodi di carestia, il termine è stato coniato per la prima volta dal medico botanico fiorentino Giovanni Targioni Tozzetti nel 1767, tre anni dopo la grave carestia del 1764, pubblicando l'opera "Alimurgia, o sia Modo di render meno gravi le carestie" dove indicava possibili soluzioni alimentari alternative a quelle ottenute dalle pratiche agricole. In seguito, verso i primi del '900, fu coniato il termine fitoalimurgico che ancora oggi indica lo studio delle piante a scopo gastronomico; il termine deriva da tre vocaboli greci, phyton = pianta, alimos = che toglie la fame ed ergon = lavoro, attività.
Una curiosità, le truppe statunitensi sbarcate in Italia, durante la seconda guerra mondiale, erano provviste di un manuale di fitoalimurgia, redatto da una commissione di botanici americani, da utilizzare come prontuario di sopravvivenza.

E' curioso come, in un periodo in cui molte erbe spontanee vengono vendute ai mercati a caro prezzo, ne è esempio il raperonzolo o l'asparago selvatico, sembri strano parlare di carestia ma sono convinta sia sempre importante la valorizzazione dell'utilizzo di erbe e di flora spontanea come impiego alimentare ma anche come salvaguardia di memorie, di saperi, di storie e tradizioni legate ad esse, chi ama e conosce le erbe spontanee le considera una vera e propria risorsa oltre che un arricchimento di sapori per la propria tavola! 

Penso a quando verso la fine dell'inverno, c'è l'attesa del momento propizio per iniziare la raccolta dei primi germogli o erbe e la conseguente soddisfazione, dopo averle trovate, di portarle nel piatto, soddisfazione che è ancora maggiore se l'erba è difficoltosa o impegnativa da trovare, come per i germogli del luppolo, che appena spuntano sono facili da prendere poi nel crescere si attorcigliano attorno agli alberi ed è necessario fare contorsioni per arrivarci, il tarassaco, che a furia di star accovacciati per raccoglierlo le ginocchia fanno male,  prima ancora, verso la fine dell'inverno, il raperonzolo, tanto facile da individuare quando è in fiore, tanto difficile da trovare quando è il momento adatto, e poi l'asparago selvatico che si nasconde o il germoglio del rusco difeso dal suo cespuglio appuntito, l'ortica tanto buona quanto dispettosa, e altre ancora come i fiori delle robinie o del sambuco, la piantaggine, il cipollaccio, la spinosa carlina, il rovo, le bacche della rosa canina tutte piante benefiche, utili all'uomo e vere e proprie prelibatezze che portano con sé tutti i sapori, i valori nutritivi  ma anche tutta la carica, la forza di piante nate spontaneamente e che si offrono con semplicità!






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