lunedì 21 novembre 2016

I CACHI



In autunno non è difficile che la nostra attenzione venga catturata dai colori che gli alberi ai lati delle strade, nei giardini o nei prati ci mostrano. Aceri coi vari toni del giallo e del rosso-arancio, melograni con piccole foglie di un giallo intenso su rami appesantiti dai frutti, ginko biloba anch'esso tutto giallo, vari tipi di cespugli e arbusti con bacche violacee, rosse, bordeaux, arancione intenso, tutti fanno sfoggio di colori caldi e avvolgenti per una stagione che volge al freddo e l'albero di cachi non è da meno! I suoi frutti di un bel arancione solare prima si intravedono appena tra le foglie, anch'esse colorate d'autunno, e poi via via, con la caduta di queste, si mettono in bella mostra contrastando il grigiore delle giornate che si accorciano. Mi piace molto quest'albero
quando viene lasciato crescere nella sua forma naturale, con rami aperti e ricadenti che arrivano, alcune volte, a toccare terra carichi di frutti che li imperlano creando ambienti pittoreschi.

In inverno poi, se nevica, è una festa vedere, nel biancore generale, questi frutti colorati risaltare come tanti addobbi natalizi



I cachi sono frutti che non sono apprezzati da tutti, forse per la consistenza gelatinosa, ma i motivi per consumarlo, anche se con moderazione perché sono frutti calorici, sono ottimi:
  • sono diuretici e rimineralizzanti (80% di acqua circa) ricco in particolare di potassio, va bene per gli sportivi
  • contengono fibre è dunque un lassativo naturale
  • sono ricchi di zuccheri, aiutano quindi chi è particolarmente stanco
  • contengono vitamina C
  • ricchi di betacarotene, precursore della vitamina A, ottimo quindi per la pelle e come antiossidante
  • hanno virtù epatoprotettive
per le persone che devono seguire una dieta ipocalorica e per i diabetici questo frutto non è consigliato proprio per l'elevato contenuto di zuccheri.

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L'albero di cachi è diventato simbolo di pace e rinascita in tutto il mondo grazie al progetto “Kaki Tree Project” che celebra la forza della vita a dispetto della distruzione della guerra! Nel 1945 Nagasaki, in Giappone, fu rasa al suolo dalla bomba atomica, morirono migliaia di persone e con esse animali e piante, ma sotto cenere e macerie miracolosamente un albero di cachi carbonizzato sopravvisse. Il botanico M. Ebinuma se ne prese gran cura e dopo molti anni riuscì a far crescere alberi di “seconda generazione” dai semi dei frutti che l'albero sopravvissuto alla bomba atomica riuscì a produrre. Ebimura pensò che questo fosse un potente messaggio di pace da divulgare, così iniziò a regalare ai bambini le piantine e poi nel 1996, anche per merito dell'artista giapponese T. Miyajima, che prese a cuore il progetto, furono esportate in tutto il mondo proprio come “ambasciatrici di pace”. Anche in Italia ci sono scuole, comuni e associazioni che hanno aderito al progetto .






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